GARZENO, TRA MONTAGNA E LAGO

Piccolo borgo dell’alto Lago di Como, Garzeno è incorniciato dai monti e situato nella valle Albano (così chiamata dal nome del torrente che la percorre), lungo il percorso che dal paese di Dongo, affacciato sul lago, sale al passo di San Jorio (mt 2004), collegando l’Alto Lario con la Valle Mesolcina e Bellinzona, in territorio elvetico. A 680 metri sopra il livello del mare, con poco meno di 700 abitanti, Garzeno comprende la frazione di Catasco, costruita sui depositi di una gigantesca frana, di oltre 25 milioni di metri cubi, non ancora del tutto assestata, capace di produrre, seppur con grande lentezza, movimenti del terreno, di cui anche le abitazioni risentono. Ma la bellezza di un balcone a picco sul lago, circondato da un verde abbacinante, rimette in pace col mondo e con la natura.

GARZENO, LE ORIGINI

Come per molti altri luoghi d’Italia, l’origine del nome, Garzeno, non è chiara anche se, quasi sicuramente, deriva dal longobardo garza, il cardo di montagna (Carlina acaulis) o carlina bianca di cui i pascoli montani sono ricchi. Qualcuno fa riferimento al reto-latino gavagaveragaveretia, che significa “fiume incassato” e qui ce n’è uno che più incassato non si può, il torrente Albano che ha scavato profondamente la valle nella sua corsa verso il lago di Como. Non manca un romantico garten, giardino in tedesco, quale origine del toponimo dialettale Garzen. L’assonanza c’è, un po’ più difficile trovare il giardino ispiratore in un paese sulle pendici di erte montagne dove coltivare non è facile. Ma tutto è possibile a Garzeno che rapporti con la Svizzera, e di conseguenza con il centro Europa, ne ha avuti molti fin dal medioevo.La storia di Garzeno è, per gran parte, legata alla sua montagna attraversata da una via che collega il lago di Como alla Val Mesolcina e alla Svizzera, un percorso battuto per secoli da mercanti, da uomini in armi, dai trasportatori del minerale ferroso estratto nella Valle dell’Albano e, ancor più luogo per attività illecite, dal brigantaggio al più recente contrabbando. Infine per l’emigrazione verso il nord del continente, molti sono partiti attraverso il passo di San Jorio e non sono più tornati. La demografia di Garzeno ha sempre dovuto fare i conti con chi se ne va in cerca di fortuna lasciandosi alle spalle un luogo dove vivere è sempre stato più faticoso che altrove. Nei secoli trascorsi l’attività lavorativa dei Garzenesi era concentrata soprattutto sull’allevamento e sulla pastorizia. Meno sviluppata l’agricoltura che a questa altitudine e con terreni in forte pendenza era praticata solo come mero sostentamento famigliare. Il primo documento in cui compare Garzeno, per la precisione la sua frazione di Catasco, risale al 1172 ed è una pergamena che riporta l’atto di cessione di un appezzamento di terreno; i rapporti legati alle attività silvano pastorali sono quelli che hanno segnato la crescita sociale e urbana di Garzeno e delle sue frazioni insieme ai flussi migratori che, come per molti paesi dell’alto Lario, è un dato significativo nella storia di Garzeno. Sul finire del 1500 molti si diressero verso Modena e Siena, molte maestranze Garzenesi sono attestate di aver lavorato all’erezione del Duomo senese. Più modesta, rispetto ad altri paesi dell’alto Lario, l’emigrazione verso la ricca Palermo. L’Ottocento vide un’ondata migratoria fuori da Italia, Svizzera e Germania verso cui i valligiani si sono sempre diretti in cerca di fortuna; sono Inghilterra e America le nuove mete di chi lascia il Lario. In un documento del 1899 trenta nativi di Garzeno risultavano risiedere stabilmente negli Stati Uniti.           Politicamente la storia di Garzeno si interseca con quella religiosa.  Fece parte della pieve di Dongo, ma godette di particolari benefici come quelli di erigere una propria parrocchiale e possedere un fonte battesimale. In epoca medioevale le sue terre appartennero alla nobile e ambiziosa famiglia Sacco; fece poi parte delle Tre Pievi che, nel 1545, furono infeudate a Gian Giacomo de Medici, detto il Medeghino feroce condottiero bandito da Milano che spadroneggiò con mano piratesca sul Lario, retituite al cardinale Tolomeo Gallio alla fine del XVI secolo dal re di Spagna Filippo II. Da allora, e per quasi due secoli, la famiglia Gallio fu feudataria di quelle terre. Dal censimento del 1751 emerge che il comune di Garzeno, che contava 850 abitanti, pagava al conte Gallio lire 9, 12 per le ragioni di caccia.Nulla cambia nei secoli a Garzeno, l’Ottocento vedeva ancora il paese isolato che nell’alpeggio riponeva la sua economia e vita sociale. A movimentare, purtroppo, il secolo decimo nono furono molti decessi dovuti ad epidemie di polmoniti, tifo, vaiolo e, a decimare la popolazione infantile, scarlattina e pertosse. Ma qualcosa stava succedendo a poca distanza da lì, a Dongo le fucine del conte Giulini che lavoravano una modesta quantità di materiale ferroso estratto dalla miniera di proprietà, erano state vendute al comasco Pietro Rubini e, in pochi anni con l’avvento dell’ingegnere alsaziano Georges Henri Falck, divennero un colosso siderurgico da migliaia di posti di lavoro. Anche per i Garzenesi, dediti a pascoli e boschi, stava per iniziare la rivoluzione industriale.  Non ci volle molto per cambiare gli equilibri, nel 1953 il parroco Borla annotava: è una grossa parrocchia di 1550 anime, per metà operai e per metà contadini.

Nel secolo delle due guerre Garzeno non era più quel comune fuori dal mondo, con la costruzione della strada carrozzabile di collegamento con il lago, Dongo si raggiunge in 8 chilometri comodi comodi. A proposito degli eventi bellici da annotare che a Garzeno venne costruita una parte della Linea Cadorna, complesso di bunker e trincee a difesa del confine con la Svizzera. Le fortificazioni non vennero mai utilizzate, Mentre si può tranquillamente dire che il secondo conflitto mondiale, o meglio il fascismo, finì da queste parti con la colonna tedesca fermata a Dongo e la cattura di Benito Mussolini che trascorse l’ultima notte della sua vita, non a Garzeno, ma nella vicinissima Germasino, dove i partigiani lo avevano nascosto in attesa di ordini riguardo il destino del Duce. Come la Storia racconta il Duce venne fucilato il giorno seguente a Giulino di Mezzegra sul lago di Como.

Ma per questi fatti drammatici Garzeno non si scompone più di tanto. L’ultima cosa per cui la piazzetta delle chiacchiere in centro paese si è animata è stata la partecipazione del sindaco Eros Robba al format televisivo “Matrimonio a prima vista” girato proprio qui, nel paese in cui vigeva una strana usanza prematrimoniale riportata nelle “Inchieste Napoleoniche sulle costumanze tradizionali del Regno Italico”: «cerimonia originale viene definita quella che si tiene a Garzeno in occasione delle nozze. Giunta la sera della festa, la sposa s’asconde, ed al marito s’impone di cercarla, e se tosto la trova, si dice che cuori s’incontrano e che quelle saranno nozze felici, ma per augurio cattivo si ha quando succede altrimenti. Lo stesso dicesi poi della sposa che subito dopo va cercando il marito».

GARZENO, oggi

Oggi Garzeno vive sospeso tra la sua storia e la tensione verso il futuro, sulla spinta di un sindaco giovane e determinato. Arrivando tra le sue montagne, quello che balza agli occhi e al cuore sono piccoli, preziosi particolari: l’albergo De Jean, dalle cui finestre, da decenni, si gode di una vista mozzafiato, la bottega di Benito, ex fabbro dedito alla creazione di bastoni con il legno recuperato dai boschi, la piazza davanti alla chiesa, dove si raccolgono i Garzenesi per commentare notizie e curiosità, il bar Cinese, con la sua geisha dipinta sull’insegna, punto di ritrovo per tutte le generazioni da metà degli anni Cinquanta, in cui, secondo lo stesso Gianni, il titolare, “un cinese non ci ha mai messo piede”.

Ancora, il profumo dei due forni, in cui si produce il braschino, la passione di un panettiere per i presepi fai da te, costruiti minuziosamente e “dimenticati” in tutto il paese, l’acqua fresca, pura e cristallina che sgorga dalle sorgenti poco più in alto, i sorrisi che fanno di uno straniero uno di famiglia dopo la prima stretta di mano. Perle incastonate in un paesaggio infinito, scalfite appena dalla malinconia di quei cartelli “vendesi” sulle case e di quelle scuole dai portoni chiusi. Perché Garzeno resiste, respira e vive. Orgogliosamente.

IL BRASCHINO, UNA DELIZIA SENZA TEMPO

“Il braschin da Garzen a l’è il püsée bon”. “Il braschino di Garzeno” è il più buono, perché è nato qui, tra le strade e i forni di questo paese adagiato nella Valle Albano, che ne custodiscono tradizione e segreti. Garzeno è infatti la “patria del Braschino”, il cui nome pare derivi dal termine dialettale “brasca”, che significa brace, perché è proprio sulla brace che anticamente veniva cotto. Gli ingredienti sono semplici e golosi, appartenenti alla tradizione contadina e mescolati tra loro con sapienza e amore: una focaccia dolce che nasce aggiungendo all’impasto del pane noci, uvette, tanto burro e una copiosa spolverata di zucchero. Viene servito, spesso, accompagnato da un bicchiere di grappa, bevuto a parte o versato direttamente sul dolce.

Moltissimi i tentativi di imitazione per una specialità che, ancora oggi, non può vantare una vera e propria dicitura “made in Garzeno”, ma che, nella sua squisita forma e sostanza originale, si trova solo qui, lasciata in eredità dalla compianta “regina del braschino” Liliana Mazzucchi alla sua famiglia che, insieme all’altro forno storico del paese, gestito dalla famiglia Moralli, continua a portare avanti una storia fatta di dolcezza e bontà.

IL TORRENTE ALBANO E IL PONT DI RESEGH

La valle dell’Albano, percorsa dall’omonimo torrente che nasce sotto la vetta del Pizzo di Gino, rappresenta un’area naturalistica protetta di primaria importanza per la tutela della biodiversità del territorio montano.  Nel torrente Albano è ancora presente la trota fario, ormai piuttosto rara per l’inquinamento genetico e ambientale, e numerose specie di anfibi e invertebrati acquatici che svolgono il ruolo di indicatori ecologici del buono stato di salute delle acque. Molte delle attività dei Garzenesi si sono sviluppate lungo i versanti della valle come testimoniano le “masoni” (masun), rimaste, costruzioni rurali in sasso e legno che, tradizionalmente, avevano il tetto di fasci di segale, ed erano adibite a fienile e stalla.

Le cristalline acque del torrente Albano sono scavalcate, in località Pont di Resegh (Ponte delle Seghe), da un ponte in sasso sul quale sorge un’edicola votiva. Il toponimo fa riferimento ad una risorsa economica del paese: i boschi, nei secoli la lavorazione del legname condusse a designare la figura dei “resegott”, gli addetti al taglio degli alberi e all’invio a valle delle borre attraverso il torrente Albano, un metodo di trasporto più rapido che le tortuose mulattiere per Dongo. Oggi la valle, protetta dall’istituzione del Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Valle Albano, è una frequentata meta per escursioni e pesca sportiva.

GIOVANNI ROBBA DETTO L’INGLESE

Nato a Garzeno il 9 febbraio 1956, Giovanni Robba ha avuto la fortuna di frequentare la scuola alberghiera a Castel Fusano, nell’Agro Romano, in provincia di Roma. Nel 1971 è stato imbarcato sulle navi come aiuto cuoco, iniziando così la sua avventura in giro per il mondo. Oggi vive a Douglas, capitale dell’isola di Man, nel Mar d’Irlanda, tra l’Inghilterra e il territorio irlandese, dove ha aperto un ristorante italiano. Garzeno, però, resta la sua casa del cuore, dove ama tornare appena può. Ogni volta che torna, per annunciare il suo arrivo, Giovanni espone la bandiera italiana dal suo balcone. Così, l’intero paese sa che, finalmente, “l’Inglese” è tornato a casa.

GARZENO, UN FUTURO POSSIBILE

«Al termine di ogni viaggio la malinconia è il sentimento prevalente, e anche questo viaggio nel cuore del borgo di Garzeno conferma questa suggestione: uscire da quel labirinto di vicoli stretti e spigolosi, abbassare le saracinesche di botteghe che hanno visto crescere intere generazioni, lasciare nel silenzio quella piazza che è il vero “cuore pulsante” della vita di comunità porta inevitabilmente con sé un pizzico di tristezza. Non finisce però qui la storia di Garzeno, per questo il racconto che sta per concludersi non dovrebbe essere soltanto una bella cartolina, ma anche un invito alla scoperta di un “giardino” ricavato dalle aspre montagne prealpine: dopo un passato contraddistinto da tradizioni e usanze gelosamente custodite, e un presente connotato da spopolamento e tenace resilienza, il futuro non può che essere legato ad una apertura verso l’esterno. Questa è la più grande speranza che nutro per il mio paese: che sappia essere un vero e proprio borgo ospitale, pronto ad accogliere i visitatori “della porta accanto” – a cui offrire itinerari legati alla nostra storia e scorci nascosti – e i turisti internazionali venuti fin qui per immergersi in un’oasi di tranquillità e placidi paesaggi. La natura ci ha regalato la nostra più grande fortuna e noi non possiamo deludere le aspettative: le porte di Garzeno sono sempre aperte, questo saluto è solo un arrivederci».

EROS ROBBA

IL SINDACO DI GARZENO, EROS ROBBA

Garzeno: alcuni dati

Regione: Lombardia

Provincia: Como