Viaggio a Cornello dei Tasso: trenta anime e niente auto, un angolo di montagna bergamasca dove il tempo si è fermato

“Come nel Medioevo”

Una trentina di abitanti, niente auto. A Cornello dei Tasso, solo l’incessante scorrere del fiume e il sibilo del vento rompono il silenzio. Qui, nel borgo che inventò la posta, il tempo sembra essersi fermato. Non ci sono strade: all’abitato si accede solo a piedi, tra sentieri immersi nei boschi e una stretta mulattiera. Percorrerli significa addentrarsi in un’altra epoca: tra porticati e arcate in pietra, antichi stemmi medievali, i ruderi spogli di un castello.

Un quieto anfratto di montagna, entrato nel giro dei borghi più belli d’Italia e consigliato persino dall’emittente americana Cnn. Il nome “Cornello” sembra derivare da “corna”, in dialetto bergamasco “roccia”, “pietra”; “dei Tasso” per via della nobile famiglia (dalla quale discende il poeta Torquato Tasso, autore della ‘Gerusalemme liberata’) che nel 1200 si trasferì qui dando vita a una sorta di multinazionale ante litteram, visto che per secoli detenne il monopolio del servizio postale in Europa.

Un fiero passato, custodito nelle sale di un piccolo museo e che gli abitanti del borgo — distante una mezz’ora da Bergamo — provano con fatica a tenere in vita. Di multinazionali oggi non ce ne sono, di lavoro nemmeno. “Chi viene qui vive nel Medioevo” dice il professor Tarcisio Bottani, memoria storica del posto. Al massimo ci sono una scuderia, una chiesa, un bed and breakfast e una trattoria dove mangiare i ‘Casonsèi’ — i casoncelli — la tipica pasta ripiena bergamasca.

Un piccolo borgo, una grande storia

Eppure, proprio nel medioevo Cornello fu un importante crocevia di scambi commerciali. Grazie alla via Mercatorum, la più antica strada della Valle Brembana dove si svolgevano i commerci con la Valtellina. Un lungo serpentone con diverse ramificazioni sviluppate in quota, anche per evitare gli incontri con i briganti che infestavano il fondovalle. La sua decadenza iniziò nel Cinquecento, con la costruzione di nuovo asse viario da Bergamo alla Valtellina: la Strada Priula.

Un passaggio storico fondamentale, perché una volta estromesso dai traffici il borgo rimase isolato. Allo stesso tempo, l’isolamento favorì la conservazione nei secoli dell’originario tessuto urbanistico. Oggi come allora è possibile ammirare il portico monumentale sotto il quale correva la via Mercatorum, dove si affacciavano le botteghe e i laboratori degli artigiani. E camminare tra i resti dell’antico palazzo Tasso, costruito su uno sperone di roccia sul lato meridionale del borgo con funzione di guardia verso la valle. Recuperato verso la fine degli anni ’80 dalla Provincia di Bergamo, dell’edificio fortificato rimangono solo le fondamenta, parte delle mura di sostegno ed un arco.

Il borgo è dominato dall’alto dalla chiesa romanica dei Santi Cornelio e Cipriano. A giugno sono partiti i lavori di restauro e messa in sicurezza, perché sia la chiesa che la torre campanaria — risalente al 1100 e dalla caratteristica pendenza, dovuta al terreno argilloso su cui poggia che cedette durante la costruzione — presentavano dissesti nella muratura. Nell’agosto 2019, dopo il crollo di una parte di intonaco, il parroco don Raffaele Nava aveva chiuso l’edificio. Ora, con i fondi dell’8xmille della Cei (circa 230 mila euro) e un contributo regionale (150 mila euro) sono stati appaltati i lavori. Una volta riaperta la chiesa, saranno nuovamente visibili l’altare privato della famiglia Tasso e gli affreschi dedicati a Santa Caterina D’Alessandria, patrona dei corrieri postali.

Già, i Tasso. Pionieri delle poste, antenati della comunicazione di massa e chi può dirlo, forse pure dei moderni social network. Questi potenti imprenditori costruirono un impero partendo da un minuscolo angolo di valle. Prima gestirono la Compagnia dei Corrieri della Serenissima e i collegamenti tra Venezia, Milano e Roma. Poi, dopo il 1460, presero in mano le Poste pontificie. Ricoprirono l’incarico fino al 1539, mentre altri membri del casato si fecero appaltare dalla monarchia asburgica la gestione esclusiva delle poste imperiali. Conquistarono potere, privilegi, blasoni. Basti pensare che nel Seicento il ramo tedesco della famiglia, noto con il nome di Thurn und Taxis, ottenne dagli imperatori il titolo principesco. A proposito: c’è chi attribuisce loro l’origine della parola taxi, perché sulle carrozze che trasportavano la corrispondenza venivano accolti anche dei passeggeri. Ma questa è un’altra storia ancora, tutt’ora aperta e dibattuta.

“Con i Tasso i corrieri in 36 ore andavano da Bruxelles a Parigi. Considerando il ruolo che da allora hanno svolto le comunicazioni, l’organizzazione delle poste europee nel Rinascimento determinò, per il progresso mondiale, conseguenze non inferiori a quelle derivate dalla scoperta dell’America e se oggi esiste un’Europa che riesce ad essere coesa, lo dobbiamo anche a questa famiglia che, nel corso dei secoli, ha operato per unire i popoli europei”.

(Adriano Cattani, direttore del Museo dei Tasso)

l’antico palazzo Tassis e il piccolo Museo dei Tasso

Il ricco e senza dubbio curioso passato di Cornello rivive negli ormai saturi spazi del Museo dei Tasso e della Storia Postale. Fondato nel 1991, è ricavato all’interno di una casa rurale del XV secolo e visitato da una media di 10 mila persone l’anno. È il centro attorno al quale ruota la mite vita del borgo, di per se un museo a cielo aperto.

Nel 2019 sono stati 12.684 i visitatori, più che dimezzati nel 2020 a causa della pandemia Covid-19 che ha fortemente colpito il territorio bergamasco. Tra di loro, anche una piccola fetta di stranieri (il 3,96% del totale): europei, russi e americani, alcuni provenienti da Iran e Israele. Secondo le guide turistiche, tuttavia, sarebbero almeno 25 mila le persone che arrivano a Cornello senza varcare le porte del Museo: chi spinto dalla passione per il trekking o la mountain bike, chi dalla vicinanza delle terme di San Pellegrino, paese baricentro della valle distante una manciata di chilometri. Numeri che, al momento, non sembrano rappresentare una minaccia per le contenute dimensioni del borgo.

Gli ultimi cornellesi

il portico monumentale e a destra alcune abitazioni

Per gli stretti viottoli del borgo si sentono solo i muratori impegnati al restauro del campanile e il vociare proveniente dalla trattoria Camozzi, qui da tre generazioni. In cucina c’è la signora Piera, padrona e tuttofare del locale. Dopo aver servito ai tavoli ci racconta la storia del marito Felicino, sopravvissuto al Covid-19: segno che il virus è arrivato sin qui, dove il distanziamento è spesso una condizione naturale. Le pareti raccontano la storia centenaria della trattoria e del posto, tra foto d’epoca e vecchi ritagli di giornale. Uno ci colpisce in particolare, un articolo di cronaca: in primo piano la truce espressione di un uomo, tal Simone Pianetti, cacciatore di camosci che il 13 luglio del 1914, dopo aver compiuto sette omicidi, scomparve tra i monti della Valle Brembana e non venne più ritrovato. Sotto i suoi colpi morirono il parroco di Camerata, il medico condotto, il segretario comunale e sua figlia, il messo comunale e una contadina. Solo il sindaco, che Pianetti era venuto a cercare proprio a Cornello, si salvò per miracolo.

Chiusa la piccola parentesi pulp, usciamo dalla trattoria: incrociamo giusto un fotografo e una turista inglese sui cinquant’anni, accompagnata da una ragazza italiana più giovane. In Valle Brembana dice di essere venuta per le terme, poi le guide turistiche le hanno consigliato di visitare Cornello dei Tasso e Oneta, altro borgo medievale conosciuto per la casa di Arlecchino. In giro non troviamo nessun abitante con cui scambiare due chiacchiere (la mattina c’è chi è fuori per lavoro). Ad ogni modo, sono pochi quelli rimasti. Nel tempo, c’è chi ha preferito lasciare questo piccolo e decentrato borgo di montagna per trasferirsi altrove. Magari in paesi vicini, ma senz’altro più popolosi e ricchi di servizi. Come Piazza Brembana, San Giovanni Bianco, San Pellegrino Terme o Zogno. Nel borgo della posta oggi non ci sono poste, bar, farmacie, negozi, asili, scuole, strade. E nemmeno c’erano ieri. È il tratto distintivo di Cornello, rimasto fedele a se stesso e in un certo senso impermeabile ai cambiamenti della società.

Senza andare troppo indietro nel tempo, i numeri dicono che nei primi anni Settanta erano 65 gli abitanti, scesi a 48 all’alba degli anni Duemila e 43 nel 2010. Oggi sono 32, praticamente dimezzati. L’età media degli abitanti è di 48 anni: il più longevo è un signore di 91, la più giovane una bimba di 7, Luna, l’unica ad avere meno di diciotto anni e ad essere nata nell’ultimo decennio. Dal 2000 ad oggi, sono 4 i nuovi nati.

Ma spopolamento e calo demografico sono il fardello di tanti piccoli borghi e paesi di montagna. In Valle Brembana sono all’incirca 41 mila gli abitanti, mentre negli anni del boom economico se ne contavano 5-6 mila in più. E se in Provincia di Bergamo il tasso di natalità supera gli 8 bambini ogni mille abitanti, in valle siamo a 4,7. “Il problema è la mancanza di una reale prospettiva lavorativa, da anni andata scemando in tutta la valle” sostiene Andrea Locatelli, 30 anni, giovane sindaco di Camerata Cornello.

Altra nota dolente è la viabilità. “La nostra montagna ha bisogno di grossi investimenti in infrastrutture. Da anni cittadini e imprese aspettano il completamente della variante di Zogno (una mini tangenziale che dovrebbe risolvere il problema del traffico vallare) ma sarebbe una piccola boccata d’ossigeno: se il ponte di San Giovanni Bianco dovesse chiudere per manutenzione — osserva — tutta l’alta valle resterebbe isolata”.

E poi i servizi, non sempre all’altezza: un giorno sì e l’altro pure i sindaci denunciano “tagli” al trasporto pubblico e all’unico ospedale della zona, in un territorio peraltro a forte componente anziana (un quarto della popolazione è over 65). C’è poi l’enorme capitolo sul rischio idrogeologico: frane e alluvioni sono un pericolo per migliaia di famiglie, soprattutto quelle che abitano nei territori montani più isolati delle valli.

Quale futuro?

Una domande sorge spontanea: che ne sarà di questo borgo tra venti, trenta, cinquant’anni? Tarcisio Bottani, grande conoscitore del passato, non è altrettanto certo del futuro. “Rispondere è difficile. Molto — avverte — passerà dall’attenzione riservata al Museo e alla storia di Cornello dei Tasso. Se dovesse scemare, il borgo difficilmente potrà progredire e diventare un’attrazione turistica più importante di quanto lo è oggi”.

“Attenzione” significa fondi, investimenti. “Il Comune ci ha sempre sostenuto, garantendo l’apertura del Museo cinque giorni a settimana ad orario pieno, assumendo un dipendente fisso — prosegue Bottani, responsabile dei servizi educativi — Promuove ricerche, pubblicazioni di libri ed eventi come le Giornate Tassiane, che richiamano visitatori”.

Se molto dipenderà dall’impegno di enti e istituzioni, anche i cittadini possono giocare un ruolo fondamentale. “Sarebbe bello —aggiunge — se la popolazione di Cornello e Camerata partecipasse più attivamente a questo processo di rinascita”. Come? “Proponendo attività connesse al turismo. Spettacoli teatrali e concerti di musica nella piazzetta davanti alla chiesa, distribuzione e vendita di prodotti tipici negli ambienti sotto i portici. Ci sono già degli esempi, ma davvero pochi —commenta con una punta di amarezza— In questo senso, l’iniziativa di privati e associazioni potrebbe dare una grossa mano”. Anche se l’emergenza Coronavirus, di questi tempi, non è certo un alleato.

Eliana Gheza e Ivan Nieddu

Eppure qualche piccola eccezione c’è. Ivan Nieddu, 40 anni, originario di Milano, e la moglie Eliana Gheza, 26 anni, della Val Camonica, nel 2014 hanno deciso di mettere radici qui, trasferendosi in un appartamento di proprietà comunale. Curiosi e simpatici personaggi che da un paio di anni hanno fondato un’associazione tutta loro, “I Lupi Orobici”: “Nata per valorizzare questo luogo e divulgare cultura sul territorio che ci circonda” spiega Ivan. La piccola Luna — l’abitante più giovane del borgo — è la loro bimba.

Ivan ed Eliana sono piccoli artigiani: “Lavoriamo materiali come legno, corna, palchi e ossa ispirandoci alla natura che ci circonda”. E appassionati musicisti: “I testi delle nostre canzoni raccontano storie e leggende delle Alpi Orobie”, spiega Ivan; mentre tra gli strumenti che suona Eliana c’è il baghèt, l’antica cornamusa bergamasca. La loro associazione organizza diversi eventi sul territorio, compresi due festival: uno a tema celtico-pagano e un altro a tema fantasy con mostre, conferenze e laboratori.

alcuni eventi organizzati dall’associazione ‘I Lupi Orobici’

Ivan dice di avere scelto per se e la sua famiglia un’esistenza “diversa”. Lo ammette senza giri di parole e sembra rivendicarlo con orgoglio. “Io ed Eliana non abbiamo l’automobile —racconta— . Quando dobbiamo fare la spesa attraversiamo il sentiero e scendiamo in paese o a San Giovanni Bianco. E poi, in caso di necessità, c’è sempre l’autobus…”

Quella di trasferirsi e cambiare radicalmente vita non è stata una scelta presa a cuor leggero. “Ci abbiamo messo un anno a convincerci, ma lo rifaremmo — precisa Ivan— Cosa ci ha spinto qui? Fondamentalmente eravamo alla ricerca di una vita più semplice, genuina”. Cornello è un luogo che definiscono “magico, ricco di cultura e natura. Rispecchia un po’ quel che siamo e ora come ora è tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ciò che possiamo fare — conclude — è cercare di valorizzarlo attraverso le nostre iniziative, tramandando la sua piccola grande storia”.

Un’altra giovane che si è legata alla patria dei Tasso è Erika Locatelli, 33 anni. A fine maggio 2020 ha preso ufficialmente in gestione il B&B “La Tana del Tasso”, insieme al marito Luca, di Berbenno, paese della vicina Valle Imagna. “Saremmo dovuti subentrare alla gestione precedente già a febbraio, ma la pandemia ha fermato tutto” racconta Erika. In tanti l’hanno definita “coraggiosa” per aver preso in mano un’attività subito dopo il lockdown. “Ma io ho sempre creduto in questo posto e nelle sue potenzialità. Per cui, eccomi qui”.

Il periodo non è dei più favorevoli per attrarre turisti, vista l’emergenza sanitaria. Durante l’estate gli arrivi in Valle Brembana sono calati del -30,9%, mentre le presenze hanno subito un calo del 38,4%. Per arrivi si intende il numero di clienti ospitati nelle strutture ricettive — ossia i turisti — mentre le presenze sono il numero di notti trascorse nelle strutture, cioè i pernottamenti. “Il turismo è più di prossimità” osserva Erika. Confrontandosi con i precedenti gestori, rispetto al recente passato sono molti meno gli ospiti stranieri (“una dozzina al massimo”) mentre l’85% dei clienti arrivato in questi mesi proviene dalle zone di Bergamo e Milano.

Erika vive in paese, ma si dice “estremamente affezionata” a Cornello. Si è sposata nella chiesa dei patroni Cornelio e Cipriano, inoltre il borgo è stato oggetto della tesi con cui si è laureata in lingue all’Università di Bergamo: “Cornello dei Tasso, tra tutela e valorizzazione”. “Gli studi mi hanno portata a viaggiare molto, ma il richiamo delle radici è sempre stato forte” ribadisce più volte Erika. Ora la decisione di rilevare un’attività: “Chi viene qui fa una scelta consapevole. Per il momento sono pienamente soddisfatta, spero il futuro non mi smentisca”.

Erika il giorno delle nozze a Cornello

In mezzo ai tante e comprensibili interrogativi, una cosa è certa: in futuro serviranno altri Ivan, altre Eliana, altre Luna ed altre Erika. Persone legate al posto in cui vivono e sono cresciute, desiderose di spendersi per il territorio. Come il sindaco Andrea Locatelli, trentenne geometra in carica da un paio d’anni. Il suo mandato è ancora all’inizio: difficile azzardare un bilancio con la pandemia di mezzo e quel che ha rappresentato per la gente bergamasca, ma tra i punti cardine del suo programma ci sono anche turismo e lotta allo spopolamento. “Il borgo tra vent’anni? Io me lo immagino come una volta — risponde — Vivo, caratterizzato dalla presenza di residenti e luogo di scambio di merci. Me lo immagino con piccoli negozi e botteghe dove i turisti possono acquistare i prodotti del territorio. Anche se in numero limitato, porteranno nuovi posti di lavoro. Con la speranza, poi, che queste persone restino a vivere a Cornello dei Tasso”. Sarebbe bello.

Cornello dei Tasso: alcuni dati

Provincia: Bergamo

Regione: Lombardia

Fabio Viganò

GIORNALISTA

Fabio Viganò, 30 anni, giornalista, vivo e lavoro a Bergamo come redattore del quotidiano online Bergamonews.it, dove mi occupo principalmente di cronaca. Ho cominciato a fare questo lavoro all’età di 20 anni, collaborando più o meno con tutte le testate della provincia. Amo il mio mestiere alla follia: per questo, pur non essendolo, mi ritengo a tutti gli effetti un privilegiato

Paolo Cavagna

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Paolo Cavagna, 32 anni, videomaker professionista, vive e lavora a Bergamo come freelance. Realizza video per molti settori: musica, teatro, arte, cucina, sport, medicina, cerimonie e aziende. Vede la fotografia come uno strumento per veicolare un messaggio, per trasmettere delle sensazioni e congelare emozioni